Rivoluzione Liberale

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Thursday, April 05, 2007

Come voterei in Francia di Guido Ceronetti


Neppure venti giorni e la vecchia madre delle repubbliche europee avrà un nuovo presidente. Se ci sarà ballottaggio, un po’ più tardi. Dei tre candidati, fossi cittadino francese (lo sono culturalmente, non comporta voto) voterei a occhi chiusi e senza esitazioni Nicolas Sarkozy.L’importanza di questa elezione per l’Europa di cui l’unione è fatta di coccoina secca è grandissima: la Francia è l’unico Stato UE a regime presidenziale, con presidenza effettiva e sistema di potere in grado di operare (se gli piaccia, se abbia immaginazione e volontà combinate) per qualche bene comune, passando sopra ai partiti, lasciandoli vivere ma tenendoli lontani dall’arsenale dei bottoni, le mani sulla Polis nel suo insieme soltanto due, invece di venti o più (in Italia sono un’ottantina): dunque, di fatto, la vera, non astratta, non inutile, non puramente formale presidenza europea è esotericamente e cripticamente concentrata nel temporaneo abitatore dell’Eliseo di Parigi.Una disperante anomalia di ventisette stati a rimorchio esclusivamente di potenze industriali e dove il governo è fatto dai bilancini settari dei partiti, pone la necessità e l’urgenza di una influenza formidabile da parte di quella solitaria e centralizzata repubblica che chiede, col resto di questa ipotesi unionista europea, di avere al timone un tipo d’uomo somigliante nel pericolo al capitano MacWhirr del Tifone conradiano: la follia degli elementi, la banda dei cinesi impazziti nella stiva, e il ponte di comando come un inestinguibile faro, di là il capitano impassibile dà pochi e infallibili ordini, tutti sentono la sua forza interiore, la nave è salva.A Ségolène una cartolina di simpatia - il voto a Sarkozy. Questa, chiaramente, non è un’analisi politica: sarei un pesce fuor d’acqua. Del personaggio in questione conosco ben poco. Resse bene, mi pare, nella brutale prova delle banlieues insoumises, ma una presidenza repubblicana che sia esemplare per l’Europa dell’euro non manovra soltanto delle Compagnie di sicurezza. Il mio voto immaginario viene da un bisogno psicologico di grinta, di un potere forte - democratico ma forte - e di leggi impersonalmente forti, che mi consentano di essere sufficientemente, nel loro interno, anarca o hippy, libero come un malato di cui il medico assuma sopra di sé la catena, libero all’ombra del danda della legge, la cui funzione principalissima è di perseguitare e reprimere la violenza, di essere un burbero e laconico MacWhirr contro l’uragano della violenza urbana e mondiale, contro il male che la violenza incarna dappertutto, servendolo. Perché di fronte alla violenza questa Europa di vecchi arresi e di torrenzialmente dimessi dagli ospedali, di rincoglioniti e inebetiti dalle cure mediche e dalle pubblicità, di vecchi che spingono passeggini e carrelli gonfi di acquisti superflui, non è che un polpettone di carne spenzolante nella gabbia delle tigri. VIOLENZA io grido, e nessuno risponde: il grido di Giobbe (19,7 versione mia Adelphi) non ha mai cessato di risuonare e non è mai stato più attuale.Se colloca in testa a tutto il problema dell’ordine repubblicano e non si farà indicare la strada dall’ectoplasma ossessivo del PIL, Sarkozy è l’uomo giusto. Parallelamente - non subordinatamente - uno Stato con una enorme sequela di centrali nucleari prossime all’obsolescere, in un’Europa esposta a tutte le malavite e a tutti i progetti che implicano disastri ambientali, ha l’obbligo di non fregarsene, e noi da qui, pochi lucidi tra indifferenti cronici in eccesso, rassegnati a governi per i quali l’attenzione all’ambiente compare nei programmi per esibizione di bonarietà indulgente, aspettiamo umiliati e impotenti che qualche UFO di cruda consapevolezza dello stato del pianeta ravvivi il grigio sporco dei cieli al di là di tutto l’arco alpino. Dai governi italiani non mi aspetto segnali, e non so se ne verranno dal futuro presidente in Francia: questo per me è un Sarkozy ignoto.La parola ENVIRONNEMENT (ambiente) lo inquieta, lo tormenta, lo attrae? Mi pare tuttavia abbia manifestato l’intenzione di contenere le ondate migratorie, che portano asiatizzazione e periferie incurabili, ghetti, paure. Anche su questa smisurata sfida l’Europa UE è una statua di Arpocrate priva di mani. Che suoni la diana mattutina e il gallo canti nei cortili dell’Eliseo di Parigi.

From: "La Stampa"

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