Guerra totale di Elio Antonucci
L’altra sera ero a casa di amici. Andrea mi ha chiesto se volevo vedere il video di un’esecuzione in Iraq ed io ho accettato. Gli estremisti islamici erano in quattro, vestiti con tute arancio, a mimare i reclusi di Guantanamo Bay. Il sequestrato, un americano, era inginocchiato, davanti a loro. Il filmato durava in tutto sette minuti circa. Sei di questi sono stati spesi nella lettura del comunicato e della condanna a morte, uno, appena uno, nell’esecuzione. L’ostaggio è stato sbattuto in terra, con mani e piedi legati, quindi gli si è esteso il collo. Il boia ha iniziato a incidere la circonferenza cervicale con quello che poteva essere un machete o un lungo pugnale, non saprei. La vittima ha cominciato a gridare, nel mentre il suo sangue vomitava a terra. E’bastato un attimo. Quel grido si è trasformato in un rantolo soffocato, simile a quello che emette il maiale quando viene sgozzato. Pochi secondi ancora e, tra un rantolo ed un altro, tra un’ovazione ed un’altra, l’aguzzino ha reciso gli ultimi centimetri di colonna prima e di cute poi. Infine, soddisfatto, ha deposto la testa dell’americano sulla sua schiena.
Ho provato lo stesso orrore, la stessa rabbia, che provai quel mercoledì di settembre, 11 settembre, dell’anno 2001. Mi sono fermato un attimo e poi ho detto agli altri: “Come facciamo noi europei, noi occidentali, a dire che Bush sbaglia?”. Silenzio.
E’ stata l’ennesima dimostrazione del solco profondo, profondissimo, che separa la civiltà dalla barbarie, l’Occidente dall’Islam, il Bene dal Male. Ho visto che cosa può arrivare a fare un uomo ad un suo simile, quale tremenda morte è in grado di infliggergli, senza alcun rispetto della sua dignità. Lo hanno trucidato come un maiale. Del resto, proprio gli islamici, altro non fanno che equiparare noi europei, noi americani, noi occidentali a dei maiali infedeli. Ho sentito troppe volte parlare di un presunto scontro di civiltà, ma si tratta di un’invenzione. Questa è una guerra totale tra l’uomo e la bestialità musulmana. E le guerre, volenti o nolenti, non le si affronta con il dialogo, con il ritiro delle truppe o con il lassismo progressista e filo terrorista. Le si combatte per vincerle. A qualunque prezzo.
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