Rivoluzione Liberale

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Tuesday, February 06, 2007

Figuraccia internazionale. Questa è l'Italia della sinistra

La situazione sul campo in Afghanistan è difficile; le forze della Nato si scontrano ogni giorno con i talebani in feroci azioni di guerriglia, in attesa di mosse decisive in primavera. Ma la situazione è in una fase delicata anche dal punto di vista politico. E politico è il documento che è stato elaborato a Roma da un gruppo di sei ambasciatori di Paesi Nato impegnati nella campagna afghana.
Si tratta di una «lettera aperta agli italiani» che parte da un apprezzamento del nostro contributo (circa duemila militari schierati tra la provincia occidentale di Herat e la zona di Kabul) e che sottolinea quanto questa presenza sia fondamentale. Nel testo, sottoscritto dagli ambasciatori di Stati Uniti, Gran Bretagna, Australia, Canada, Olanda e Romania, vengono ricordate le motivazioni che hanno portato all’impegno. L’attacco terroristico all’Occidente dell’11 settembre 2001 venne progettato dall’Afghanistan, dove il regime talebano aveva concesso libertà di azione ad Al Qaeda. Per questo non si può permettere ai fanatici «studenti islamici » di riorganizzarsi. Bisogna contenerli dal punto di vista militare garantendo sicurezza al Paese e al tempo stesso mostrando alla popolazione locale i frutti della presenza occidentale, la ricostruzione. I sei diplomatici accreditati al Quirinale descrivono una strategia poggiata sui pilastri della sicurezza e della ricostruzione civile. Ammettono la durezza della sfida, ma ricordano i successi ottenuti con «il valido contributo italiano »: dalle elezioni politiche libere che hanno legittimato il governo di Kabul, ai progressi nel campo dei diritti civili, che tra l’altro hanno offerto alle donne di Kabul una scelta sul burqa. C’è un appello anche a investire nella lotta alle coltivazioni di droga, i cui proventi sono reinvestiti sul mercato clandestino delle armi.
Questa lettera aperta agli italiani parla naturalmente anche alle forze politiche, in particolare alle componenti della maggioranza che hanno espresso dubbi sulla missione. Il governo ha varato il decreto di rifinanziamento della spedizione italiana in Afghanistan senza il sì dei tre ministri della sinistra radicale Ferrero, Bianchi e Pecoraro Scanio e ora è atteso al voto parlamentare di conversione.
Il «decreto Kabul» sarebbe dovuto passare alla Camera nella terza settimana di febbraio e subito dopo al Senato, ma lo scacco subito giovedì dal governo a Palazzo Madama nel voto per la base americana di Vicenza potrebbe portare a una drammatica accelerazione per arrivare al chiarimento con Pdci, Rifondazione e Verdi. Il documento diplomatico che invita l’Italia a non deviare dalla linea della fermezza e a proseguire con il suo «valido contributo», secondo quanto risulta al Corriere, parte dalla proposta del rappresentante americano Richard Spogli, che l’avrebbe presentata ai colleghi durante uno degli incontri collegiali che gli ambasciatori accreditati a Roma tengono più o meno ogni due mesi. Partecipa chi lo ritiene opportuno. E questa volta l’iniziativa dell’inviato dell’amministrazione Bush ha raccolto l’adesione dei colleghi australiano, britannico, canadese, olandese e romeno. Non vi hanno preso parte le ambasciate di Francia, Germania e Spagna, che hanno contingenti militari in Afghanistan e all’ultimo vertice della Nato hanno ricevuto pressanti richieste di maggiore impegno nello sforzo militare nel teatro meridionale delle operazioni. Tema delicato, tanto che le tradizionali cautele del linguaggio diplomatico questa volta sono state accentuate e il testo è stato rivisto e limato più volte per accogliere i suggerimenti dei firmatari. Tutti diplomatici di peso, qualcuno con esperienze di «prima linea», come l’ambasciatore di Gran Bretagna Edward Chaplin, che nell’aprile 2004 fu mandato a Bagdad per riaprire la sede che era rimasta chiusa dalla guerra di liberazione del Kuwait, nel 2001.
La lettera è stata sottoposta anche al governo italiano che ha colto il significato di sostegno politico. Che non implica richiesta di ulteriore impegno militare. Su quel fronte Londra ha appena annunciato l’invio di rinforzi (800 soldati) per il suo contingente di 5 mila paracadutisti e Royal Marines che servono con i 32 mila uomini e donne dell’Isaf, la forza di stabilizzazione dell’Alleanza Atlantica.
From "Corriere della Sera"

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